~ Il mondo delle favole ~



  1. Cenerentola

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    By principisi~ il 11 April 2013
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    C'era una volta un uomo ricco, che rimase vedovo molto presto; egli aveva una figlia, e ogni giorno andavano a trovare la mamma ed a portarle dei fiori. Dopo qualche tempo il padre si risposò con una donna che aveva già due figlie, così essi andarono a vivere nella casa dell'uomo. Le figlie della donna erano dispettose e monelle, così per la piccola bambina non furono giorni felici. Esse dicevano, "dovrebbe stare in salotto con noi? Chi mangia il pane deve guadagnarselo!" Le tolsero i suoi bei vestiti, le fecero indossare una vecchia palandrana grigia, e le diedero un paio di zoccoli. "Guardate la principessa, come è agghindata!" esclamarono ridendo e la condussero in cucina. Là dovette sgobbare da mattina a sera, alzarsi prima di giorno, portare l'acqua, accendere il fuoco, cucinare e lavare. Per giunta le sorelle gliene facevano di tutti i colori, la schernivano e le versavano ceci e lenticchie nella cenere, sicché doveva raccoglierli a uno a uno. La sera, dopo tante fatiche, non andava a letto, ma si coricava nella cenere accanto al focolare. E siccome era sempre sporca e impolverata, la chiamavano Cenerentola.

    Una volta il padre, prima di andare alla fiera, chiese alle due figliastre che cosa doveva portar loro. "Bei vestiti" disse la prima."Perle e gemme" disse la seconda. "E tu? Cenerentola?" egli chiese, "che vuoi?" "Babbo, il primo rametto che vi urta il cappello sulla via del ritorno, coglietelo per me". Egli comprò bei vestiti perle e gemme per le due figliastre; e sulla via del ritorno, mentre cavalcava per un verde boschetto, un ramo di nocciolo lo sfioro' e gli fece cadere il cappello. Allora egli colse il rametto e se lo portò via. Giunto a casa, diede alle figliastre quel che avevano desiderato, e il ramo di nocciolo a Cenerentola. Cenerentola lo ringraziò, andò sulla tomba della madre, piantò il rametto e pianse tanto. Il ramo crebbe e divenne una bella pianta. Cenerentola ci andava tre volte al giorno, piangeva e pregava, e ogni volta si posava sulla pianta un uccellino bianco, che, se ella esprimeva un desiderio, le gettava quel che desiderava.

    Ora avvenne che il re diede una festa che doveva durare tre giorni e invitò tutte le belle ragazze del paese, perché suo figlio potesse scegliersi la sposa. Le due sorellastre, quando seppero che dovevano parteciparvi anche loro, tutte contente chiamarono Cenerentola e dissero: "Pettinaci, spazzola le scarpe e assicura le fibbie:andiamo a nozze al castello del re". Cenerentola ubbidì, ma piangeva, perché anche lei sarebbe andata volentieri al ballo, e pregò la matrigna di accordarle il permesso. "Tu, Cenerentola" esclamò quella, "sei così sporca e impolverata, e ...

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    Last Post by principisi~ il 11 April 2013
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  2. I 12 cacciatori

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    By principisi~ il 1 Oct. 2012
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    C'era una volta un principe che aveva una fidanzata e l'amava teneramente. Un giorno che si trovava insieme a lei, tutto felice, giunse la notizia che il padre stava per morire e desiderava vederlo ancora una volta. Allora egli disse alla sua amata: "Devo partire e lasciarti, ma ti do quest'anello in mio ricordo. Quando sarò re, tornerò a prenderti". Poi partì a cavallo e, quando arrivò, il padre era in fin di vita e gli disse: "Figlio diletto, ho voluto vederti ancora una volta; promettimi di sposarti secondo la mia volontà". E gli nominò una certa principessa che doveva diventare sua sposa. Il figlio era così afflitto che rispose, senza riflettere: "Sì, caro padre, sarà fatta la vostra volontà". Il re chiuse gli occhi e morì. Il principe fu proclamato re e, quando fu trascorso il periodo di lutto, dovette mantenere la promessa fatta al padre: fece perciò chiedere la mano della principessa e gli fu concessa.

    Lo venne a sapere la sua prima fidanzata, e si addolorò tanto dell'infedeltà che quasi ne morì. Allora il padre le disse: "Figliola cara, perché sei tanto infelice? Avrai tutto ciò che desideri". Ella rifletté‚ un momento, poi disse: "Caro padre, desidero undici fanciulle che mi somiglino nelle fattezze e nel volto". Il re rispose: "Se è possibile, sarà fatto". E fece cercare in tutto il regno, finché si trovarono undici fanciulle simili a sua figlia nelle fattezze e nel volto. Quando si presentarono alla principessa, ordinò dodici abiti da cacciatore, tutti uguali, e le undici fanciulle dovettero indossarli, mentre ella indossò il dodicesimo. Poi prese congedo da suo padre e se ne andò con loro, cavalcando fino alla corte del suo fidanzato di un tempo, che tanto amava.

    Ella gli domandò se avesse bisogno di cacciatori e se non volesse prenderli tutti al suo servizio. Il re la guardò senza riconoscerla e, trattandosi di gente dal bell'aspetto, disse che li avrebbe presi volentieri: così diventarono i dodici cacciatori del re. Ma il re aveva un leone che era una strana bestia: sapeva tutto ciò che era nascosto e segreto. Una sera disse al re: "Pensi di avere dodici cacciatori?". "Sì" rispose il re, "sono dodici cacciatori." "Ti sbagli," replicò il leone "sono dodici fanciulle." Rispose il re: "Non è possibile! Come puoi provarlo?". "Oh, fa' spargere dei piselli nell'anticamera" rispose il leone, "e lo vedrai subito: gli uomini hanno un passo fermo e se calpestano i piselli non se ne muove neanche uno; ma le fanciulle trotterellano, zampettano, camminano strisciando i piedi e fanno rotolare i piselli." Al re piacque l'idea e fece spargere i piselli. Ma c'era un servo del re che proteggeva i cacciatori, e quando udì che volevano metterli alla pro...

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    Last Post by principisi~ il 1 Oct. 2012
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  3. Gli gnomi

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    By principisi~ il 1 Oct. 2012
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    C'era una volta una povera serva, era laboriosa e pulita, spazzava la casa tutti i giorni e buttava le immondizie su un grosso mucchio davanti alla casa. Un giorno, mentre stava per mettersi al lavoro, trovò una lettera e, poiché non sapeva leggere, mise in un angolo la scopa e la portò alla sua padrona. Era un invito da parte degli gnomi, che la pregavano di tenere a battesimo un bambino. La serva non sapeva cosa fare, ma alla fine, dopo molto dirle che una cosa simile non si poteva rifiutare, si lasciò convincere ed acconsentì. Vennero tre gnomi e la condussero in una caverna, dove abitavano. Là tutto era piccolo, ma bello e sfarzoso oltre ogni dire. La puerpera giaceva in un letto d’ebano con i pomoli di perle, le coperte erano trapunte d’oro, la culla era d’avorio e il bagnetto d’oro. La ragazza fece da madrina, poi voleva tornare a casa, ma gli gnomi la supplicarono di restare con loro tre giorni. Ella rimase e passò il tempo divertendosi e i nani le facevano molte gentilezze. Alla fine, quando si mise in strada, le riempirono le tasche d’oro e la portarono fuori dal monte. Quando arrivò a casa volle rimettersi al lavoro, prese in mano la scopa che era ancora nell’angolo e cominciò a spazzare. Dalla porta uscirono persone che non aveva mai visto e chiesero chi fosse e che cosa facesse.

    Non erano stati tre giorni, come lei aveva pensato, ma sette anni quelli che aveva passato dagli omini e nel frattempo la sua antica padrona era morta.
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  4. Frau Holle

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    By principisi~ il 1 Oct. 2012
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    Una vedova aveva due figlie. Una era bella e laboriosa, l'altra brutta e pigra. Ma la donna aveva molto più affetto per quella brutta e pigra perché era figlia sua, mentre l'altra era costretta a sbrigare tutte le faccende di casa come una serva, una cenerentola. Tutti i giorni la povera ragazza, seduta accanto al pozzo che c'era sulla via maestra, doveva filare, filare e filare fino a che le dita cominciavano a sanguinarle.
    Un giorno successe che il fuso si era tutto imbrattato di sangue e la ragazza si spenzolò nel pozzo per sciacquarlo, ma il fuso le sfuggì di mano e cadde giù. La ragazza si mise a piangere, corse dalla matrigna e le raccontò la disgrazia che le era successa. Ma la donna la rimproverò aspramente e, senza muoversi a pietà, le disse: "Hai fatto cadere il fuso nel pozzo? Bene, e allora ritiralo fuori!". Così, la ragazza tornò al pozzo senza sapere cosa fare; angosciata com'era, non seppe trovare di meglio, per recuperare il fuso, che saltare lei stessa dentro al pozzo. Perse i sensi, e quando si ridestò e tornò in sé, si ritrovò in un bel prato dove il sole splendeva su mille e mille fiori colorati. Prese a camminare e arrivò a un forno pieno di pane; il pane gridava: "Oh, tirami fuori, tirami fuori, se no brucio. E' un bel pezzo che son cotto!". La ragazza si avvicinò e con la pala tirò fuori, uno per uno, tutti i pani. Poi riprese il cammino e arrivò vicino a un albero carico di mele; l'albero gridò: "Oh, scuotimi, scuotimi, noialtre mele siamo bell'e mature!" La ragazza scosse l'albero così che le mele caddero a pioggia, e continuò a scuoterlo finche' sulla pianta non rimase un solo frutto. Dopo aver raccolto tutte le mele in un bel mucchio, proseguì per la strada. Alla fine arrivò in vista di una casetta alla quale stava affacciata una vecchia. La ragazza si spaventò perché la donna aveva dei dentoni da non si dire, ma, mentre faceva l'atto di scappar via, la vecchia le rivolse la parola: "Perche' hai paura, bambina mia! Resta da me, se farai tutte le faccende di casa a puntino, ti troverai bene! Devi solo stare attenta a rifarmi il letto per bene e a sprimacciarlo a dovere, perche' le piume volino via e cada così la neve sulla terra. "Io sono Frau Holle".

    Data la gentilezza con cui la vecchia le aveva parlato, la ragazza riprese coraggio, accettò la proposta e si mise al servizio della donna. Svolse tutti i lavori con piena soddisfazione della vecchia e il letto lo sprimacciava sempre con tale energia che le piume volavano all'intorno come fiocchi di neve. In cambio, stava bene in quella casa, mai una parola cattiva, e tutti i giorni in tavola non mancava né il lesso né l'arrosto. Era già un bel pezzo che la ragazza stava da Frau Holle, quando, a un certo punto, cominciò a sentirsi t...

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  5. Biancarosa e Rossella

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    By principisi~ il 11 Sep. 2012
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    C'era una volta una povera vedova, che viveva in una modesta casetta con le sue due bambine. Le aveva chiamate Biancarosa e Rosella perché erano simili ai boccioli rossi e bianchi dei rosai che crescevano davanti a casa sua: esse erano buone, pie, laboriose e gentili. Biancarosa era più tranquilla e remissiva, Rosella più spensierata e vivace. A Rosella piaceva correre e saltare per i prati, andare a caccia di farfalle e cogliere fiori campestri, mentre Biancarosa stava volentieri in casa ad aiutare la mamma nelle faccende, oppure le leggeva qualche libro mentre essa cuciva. Le due bambine si volevano molto bene e si tenevano per la mano quando andavano fuori insieme: dicevano che non si sarebbero mai separate e che avrebbero sempre diviso fraternamente ogni cosa. Spesso si addentravano parecchio nella foresta a cercare fragole e mirtilli, ma gli animali feroci non facevano loro alcun male. Le lepri venivano a mangiare le foglie di cavolo che le bimbe porgevano loro, i caprioli pascolavano senza timori, le capre saltellavano intorno giocando, e gli uccellini rimanevano a gorgheggiare sui cespugli senza fuggire al loro avvicinarsi. Non capitava loro mai niente di male e, se indugiavano nella foresta e la notte le sorprendeva, si sdraiavano sul muschio e dormivano tranquille fino alla mattina dopo. La mamma non aveva alcun timore, pur sapendole sole nel bosco.

    Una volta, dopo aver così trascorso la notte nella foresta, quando l’alba le svegliò videro una bella fanciulla vestita di un bianco abbagliante che stava seduta vicino al loro giaciglio. Ella s’alzo guardandole con amore e, senza dir nulla, rientrò nella foresta. Quando le bimbe si guardarono intorno, si accorsero che il luogo dove avevano dormito era sull’orlo di un precipizio, nel quale sarebbero certo precipitate se nel buio avessero fatto due passi di più. La mamma disse che l’apparizione che avevano veduta era, senza dubbio, uno degli angeli che proteggono i bambini buoni da ogni pericolo. Biancarosa e Rosella tenevano la loro casetta così pulita che era un vero piacere entrarvi. Ogni mattina, nell’estate, Rosella metteva prima in ordine la casa e poi coglieva un mazzolino di fiori per la mamma, e ci metteva sempre un bocciolo bianco e uno rosso che prendeva da ciascuno dei due rosai. Ogni mattina, nell’inverno, Biancarosa accendeva il fuoco e vi poneva sopra, piena d’acqua, la caffettiera, che, benché fosse di rame, splendeva come l’oro tanto era ben lucidata. La sera, quando cadevano i fiocchi di neve, la mamma diceva: "Biancarosa, và a chiudere la porta con il catenaccio" e poi si sedevano intorno al camino e la mamma si metteva gli occhiali per leggere un grosso libro a voce alta, mentre le bambine filavano. Accanto a loro stava accucciato un agnellino domestico e dietro, appollaiato sopra una pertica, c’era un piccioncino bianco, che dormiva con la tes...

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    Last Post by principisi~ il 11 Sep. 2012
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  6. Fratellino e sorellina

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    By principisi~ il 10 Sep. 2012
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    C'era una volta una capanna in mezzo al bosco, dove vivevano due bambini, fratello e sorella, con il babbo, perché la mamma era morta. Si sentivano abbastanza soli e furono contenti quando il babbo decise di risposarsi. Speravano che la matrigna avrebbe fatto loro da mamma, che fosse una donna buona, che li amasse e, li consolasse quando si sentivano tristi.
    Ma la matrigna era una strega astuta e cattiva, che detestava i due bambini. Sgridava e picchiava Fratellino e Sorellina per qualsiasi inezia, e spesso li metteva in castigo senza ragione.
    I bambini erano molto infelici, pensavano sempre con nostalgia alla loro mamma, e sapevano che sarebbe stata triste nel vederli soffrire così.
    Decisero allora di andarsene da quella casa.
    La sorellina disse:
    - Andiamo, Fratellino. Ci faremo compagnia e non ci lasceremo mai.
    Approfittarono di un momento in cui la matrigna si era addormentata e fuggirono nel bosco.
    Corsero quanto più poterono per non essere ritrovati. Dormirono nel bosco e il mattino dopo, sentendo il rumore di un ruscello, vi si diressero per bere almeno un po' d'acqua.
    Fratellino stava per bere, ma la sorella lo fermò. Aveva udito la sorgente mormorare:
    - Chi mi beve diventa una tigre! Chi mi beve diventa una tigre!
    - Fratellino, non bere! - supplicò - Altrimenti diventerai una tigre e mi sbranerai.
    -Va bene, - sospirò - andiamo a cercare un'altra sorgente.
    Poco dopo trovarono un ruscelletto, ma anche questo mormorava:
    - Chi mi beve diventa un lupo! Chi mi beve diventa un lupo!
    - Oh, Fratellino mio, non bere! Altrimenti diventerai un lupo e mi mangerai.
    Il fratellino borbottò:
    - Va bene, cerchiamo un'altra sorgente; ma non resisto più.
    Era opera della matrigna, che aveva stregato tutte le fonti del bosco.
    Anche la terza fonte mormorava:
    - Chi mi beve diventa un capriolo! Chi mi beve diventa un capriolo!
    - Fratellino mio, non bere! Altrimenti diventerai un capriolo e fuggirai.
    Ma Fratellino non l'ascoltò e bevve a sazietà. Subito si trasformò in un grazioso capriolo dal pelo macchiato di bianco.
    Sorellina, vedendolo, scoppiò a piangere disperata:
    - Non so come faremo, ma abbiamo giurato di non lasciarci mai, perciò ti terrò con me e continueremo la strada insieme.
    Dopo un po' trovarono una casetta solitaria.
    - Ci fermeremo qui. - disse la sorellina - Ti preparerò un bel giaciglio, e ogni giorno andrò a cercare da mangiare per me e per te.
    La sera Sorellina chiudeva gli occhi con la testa appoggiata al dorso di Fratellino.
    La vita scorreva così, abbastanza tranquilla, anche perché il capriolo poteva parlare e i due fratelli potevano ancora chiacchierare tra loro.
    Ma un mattino nel bosco risuonò l'abbaiare di cani e uno squillare di corni.
    Era il giovane re del paese che aveva organi...

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    Last Post by principisi~ il 10 Sep. 2012
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  7. I sette corvi!
    Fratelli Grimm

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    By principisi~ il 21 Mar. 2012
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    Un uomo aveva sette figli maschi e neanche una bimba, per quanto la desiderasse. Finalmente la moglie si trovò a essere di nuovo incinta e diede alla luce una femmina. Tuttavia, anche se molto bella, ella era piccola e gracile e tanto debole che dovettero battezzarla subito. Il padre inviò di fretta uno dei ragazzi alla fonte a prendere l'acqua per il battesimo, ma anche gli altri sei corsero con lui. E siccome ciascuno voleva essere il primo a attingere l'acqua, la brocca cadde loro nella fonte. Allora se ne stettero là confusi, senza sapere cosa fare, e nessuno osava ritornare a casa. Nel frattempo il padre temeva che la bimba morisse senza battesimo, e non capiva perché‚ i ragazzi tardassero tanto. -Sicuramente- diss'egli -si saranno persi dietro a un qualche gioco!- e siccome continuavano a non venire, adirato, inveì dicendo: -Vorrei che diventassero tutti corvi!-. Aveva appena pronunciato queste parole che udì un frullio nell'aria, sopra il suo capo: alzò lo sguardo e vide sette corvi, neri come il carbone, alzarsi in volo e sparire. I genitori non poterono più ritrattare la maledizione e, per quanto fossero tristi per la perdita dei loro sette figli, si consolarono tuttavia in qualche modo con la loro cara figlioletta che riacquistò ben presto le forze, facendosi ogni giorno più bella. Per lungo tempo ella non seppe neppure di avere avuto dei fratelli, perché‚ i genitori si guardavano dal farne cenno davanti a lei; finché‚ un giorno sentì dire per caso che sì, era bella, ma in fondo era responsabile della sventura toccata ai suoi sette fratelli. La fanciulla ne fu molto afflitta, andò dal padre e dalla madre e domandò se avesse avuto dei fratelli e dove fossero finiti. I genitori, così, non poterono più nasconderle il segreto, ma dissero che si trattava della volontà celeste, e che la sua nascita non era stata che l'innocente pretesto. Ma la fanciulla se lo rimproverava ogni giorno, ed era fermamente convinta di dover liberare i suoi fratelli. Non ebbe pace n‚ tregua, finché‚ un giorno partì di nascosto e se ne andò in giro per il mondo alla ricerca dei suoi fratelli per liberarli a qualunque costo. Non prese altro con s‚ che un anellino dei suoi genitori, un tozzo di pane per la fame, una brocchetta d'acqua per la sete, e una seggiolina per la stanchezza. Cammina cammina, arrivò ai confini del mondo. Andò al sole, ma era troppo caldo e spaventoso e divorava i bambini piccoli. Scappò in fretta e andò dalla luna, ma era troppo fredda e anche lei crudele e cattiva e, quando si accorse della bambina, disse: -Sento odore, sento odore di carne umana!-. Ella allora corse via in fretta e andò dalle stelle, ed esse furono gentili e buone con lei, sedute ciascuna sulla propria seggiolina. La stella mattutina si alzò, le diede un ossicino di pollo e disse: -Senza quest'ossicino non puoi aprire il monte di vet...

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    Last Post by principisi~ il 21 Mar. 2012
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  8. Hansel e Gretel!
    Fratelli Grimm

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    By principisi~ il 21 Mar. 2012
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    Davanti a un gran bosco abitava un povero taglialegna che non aveva di che sfamarsi; riusciva a stento a procurare il pane per sua moglie e i suoi due bambini: Hänsel e Gretel. Infine giunse un tempo in cui non pot‚ più provvedere neanche a questo e non sapeva più a che santo votarsi. Una sera, mentre si voltava inquieto nel letto, la moglie gli disse: "Ascolta marito mio, domattina all'alba prendi i due bambini, dai a ciascuno un pezzetto di pane e conducili fuori in mezzo al bosco, nel punto dov'è più fitto; accendi loro un fuoco, poi vai via e li lasci soli laggiù. Non possiamo nutrirli più a lungo." - "No moglie mia" disse l'uomo "non ho cuore di abbandonare i miei cari bambini nel bosco, le bestie feroci li sbranerebbero subito." - "Se non lo fai," disse la donna, "moriremo tutti quanti di fame." E non lo lasciò in pace finché‚ egli non acconsentì.
    Anche i due bambini non potevano dormire per la fame, e avevano sentito quello che la madre aveva detto al padre. Gretel pensò che per loro fosse finita e incominciò a piangere amaramente, ma Hänsel disse: "Stai zitta Gretel, non ti crucciare, ci penserò io." Si alzò, si mise la giacchettina, aprì l'uscio da basso e sgattaiolò fuori. La luna splendeva chiara e i ciottoli bianchi rilucevano come monete nuove di zecca. Hänsel si chinò, ne ficcò nella taschina della giacca quanti pot‚ farne entrare e se ne tornò a casa. "Consolati Gretel e riposa tranquilla," disse; si rimise di nuovo a letto e si addormentò.
    Allo spuntar del giorno, ancor prima che sorgesse il sole, la madre venne e li svegliò entrambi: "Alzatevi bambini, vogliamo andare nel bosco; qui c'è un pezzetto di pane per ciascuno di voi, ma siate saggi e conservatelo per mezzogiorno." Gretel mise il pane sotto il grembiule perché‚ Hänsel aveva le pietre in tasca, poi si incamminarono verso il bosco. Quando ebbero fatto un pezzetto di strada: Hänsel si fermò e si volse a guardare la casa; così fece per più volte. Il padre disse: "Hänsel, che cos'è che ti volti a guardare e perché‚ ti fermi? Su, muoviti!" - "Ah, babbo, guardo il mio gattino bianco che è sul tetto e vuole dirmi addio." Disse la madre: "Ehi, sciocco, non è il tuo gattino, è il primo sole che brilla sul comignolo." Hänsel però non aveva guardato il gattino, ma aveva buttato ogni volta sulla strada uno dei sassolini lucidi che aveva in tasca.
    Quando giunsero in mezzo al bosco, il padre disse: "Ora raccogliete legna, bambini, voglio accendere un fuoco per non gelare." Hänsel e Gretel raccolsero rami secchi e ne fecero un mucchietto. Poi accesero il fuoco e quando la fiamma si levò alta, la madre disse: "Adesso stendetevi accanto al fuoco e dormite, noi andiamo a spaccare legna nel bosco; aspettate fino a qua...

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  9. Le tre filatrici!
    Fratelli Grimm

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    By principisi~ il 21 Mar. 2012
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    C'era una volta una ragazza pigra che non voleva filare; la madre poteva dire qualunque cosa, ma non riusciva a persuaderla. Un giorno la madre andò in collera e le scappò la pazienza, cosicché‚ la picchiò, ed ella incominciò a piangere forte. In quel momento passava di lì la regina, e quando sentì piangere fece fermare la carrozza, entrò in casa e domandò alla madre perché‚ picchiasse sua figlia, dato che si sentivano le grida da fuori.
    Allora la donna si vergognò di dover rivelare la pigrizia di sua figlia e disse: "Non posso staccarla dal filatoio, vuole sempre e soltanto filare e io sono povera e non posso procurarle il lino." - "Ah," rispose la regina, "non c'è cosa che mi faccia più piacere del sentir filare e nulla mi rallegra di più del ronzio delle ruote: datemi vostra figlia, la porterò al castello; ho lino a sufficienza perché‚ fili quanto ne ha voglia." La madre acconsentì di cuore e la regina si prese la ragazza. Quando giunsero al castello, la condusse su in tre stanze piene da cima a fondo del più bel lino. "Filami questo lino," disse, "e quando avrai finito sposerai il mio figlio maggiore; anche se sei povera, non importa: il tuo zelo infaticabile è una dote sufficiente."
    La fanciulla inorridì in cuor suo poiché‚ non avrebbe potuto filare quel lino nemmeno se fosse vissuta trecento anni, seduta là ogni giorno da mane a sera. Quando fu sola incominciò a piangere, e così rimase tre giorni senza muovere un dito. Il terzo giorno venne la regina e quando vide che non aveva ancora filato niente si meravigliò, ma la fanciulla si scusò dicendo che non aveva potuto cominciare per la grande tristezza di essere lontana dalla casa di sua madre. La regina accettò la scusa, ma andandosene disse: "Domani però devi incominciare a lavorare."
    Quando la fanciulla fu di nuovo sola, non sapeva più a che santo votarsi e, triste, andò alla finestra. Vide avvicinarsi tre donne: la prima aveva un gran piedone, la seconda aveva il labbro inferiore così grosso che arrivava a coprirle il mento, e la terza un gran pollice largo. Quando furono davanti alla finestra, si fermarono, guardarono in su e offrirono il loro aiuto alla ragazza dicendo: "Se ci inviterai a nozze, se non ti vergognerai di noi, se ci chiamerai cugine e ci farai sedere alla tua tavola, ti fileremo tutto il lino in poco tempo." - "Di gran cuore!" rispose la fanciulla. "Entrate pure e incominciate subito il lavoro." Introdusse quelle strane donne nella prima stanza, fece un po' di spazio ed esse vi si accomodarono e presero a filare. La prima traeva il filo e calcava la ruota, la seconda lo inumidiva, la terza lo torceva e batteva con il dito sulla tavola e ogni volta che essa batteva, cadeva a terra una quantità di filato sottilissimo. Alla regina la fanciulla nascondeva le tre filatr...

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    Last Post by principisi~ il 21 Mar. 2012
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  10. Il lupo e i sette capretti!
    Fratelli Grimm

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    By principisi~ il 21 Mar. 2012
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    C'era una volta una vecchia capra, che aveva sette caprettini, e li amava come una mamma ama i suoi bimbi. Un giorno pensò di andare nel bosco a far provviste per il desinare; li chiamò tutti e sette e disse: “Cari piccini, voglio andar nel bosco; guardatevi dal lupo; se viene, vi mangia tutti in un boccone. Quel furfante spesso si traveste, ma lo riconoscerete subito dalla voce rauca e dalle zampe nere.” I caprettini dissero: “Cara mamma, staremo ben attenti, potete andar tranquilla.” La vecchia belò e si avviò fiduciosa.
    Poco dopo, qualcuno bussò alla porta, gridando: “Aprite, cari piccini; c'è qui la vostra mamma, che vi ha portato un regalo per ciascuno.” Ma, dalla voce rauca, i caprettini capirono che era il lupo. “Non apriamo,” dissero, “non sei la nostra mamma; la mamma ha una vocina dolce, la tua è rauca; tu sei il lupo.” Allora il lupo andò da un bottegaio e comprò un grosso pezzo di creta; lo mangiò e così s'addolci la voce. Poi tornò, bussò alla porta e gridò: “Aprite, cari piccini, c'è la vostra mamma, che vi ha portato un regalo per ciascuno.” Ma aveva appoggiato alla finestra la sua zampa nera; i piccini la videro e gridarono: “Non apriamo; la nostra mamma non ha le zampe nere come te: tu sei il lupo.” Allora il lupo corse da un fornaio e gli disse: “Mi son fatto male al piede, spalmaci sopra un po' di pasta.” E quando il fornaio gli ebbe spalmato la zampa, corse dal mugnaio e gli disse: “Spargimi sulla zampa un po' di farina bianca.” Il mugnaio pensò: Il lupo vuole ingannare qualcuno, e rifiutò; ma il lupo disse: “Se non lo fai, ti mangio.” Allora il mugnaio ebbe paura e gli imbiancò la zampa. Già, così fanno gli uomini.
    Ora il briccone andò per la terza volta all'uscio, bussò e disse: “Apritemi, piccini; la vostra cara mammina è tornata dal bosco e vi ha portato un regalo per ciascuno.” I caprettini gridarono: “Prima facci vedere la zampa, perché sappiamo se tu sei la nostra cara mammina.” Allora il lupo mise la zampa sulla finestra, e quando essi videro che era bianca credettero tutto vero quel che diceva e aprirono la porta. Ma fu il lupo a entrare. I capretti si spaventarono e cercarono di nascondersi. Il primo saltò sotto il tavolo, il secondo nel letto, il terzo nella stufa, il quarto in cucina, il quinto nell'armadio, il sesto sotto l'acquaio, il settimo nella cassa dell'orologio a pendolo. Ma il lupo li trovò tutti e non fece complimenti: li ingoiò l'un dopo l'altro; ma l'ultimo, dentro la cassa dell'orologio, non lo trovò. Quando si fu cavata la voglia, il lupo se ne andò, si sdraiò sotto un albero sul verde prato e si mise a dormire.
    Poco dopo la vecchia capra tornò dal bosco. Ah, cosa le toccò vedere! La porta di casa era spalancata, tavola sedie e panche erano rovesciate, l'acquaio era in pezzi, coperta...

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    Last Post by principisi~ il 22 Mar. 2012
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