~ Il mondo delle favole ~



  1. La sirenetta

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    By principisi~ il 10 Sep. 2012
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    Nelle profondità degli oceani vivevano esseri metà umani e metà pesci: le sirene.
    Dotate di una voce melodiosa, a volte risalivano alla superficie del mare per cantare, addolcendo così l'agonia dei marinai naufragati.
    Abitavano in palazzi meravigliosamente decorati di conchiglie multicolori e di madreperle che i raggi del sole, smorzati, facevano risplendere. Intorno si estendevano vasti giardini di alghe brune e verdi. Le prime ondulavano come sciarpe di seta gonfiate da una brezza leggera, le seconde, finemente cesellate, davano riparo ai pesci dalle forme straordinarie e dai colori forti, che volteggiavano graziosamente in compagnia di meduse trasparenti.
    Nel più grande e più bello di questi palazzi marini regnava il re del mare.
    Già vecchio, era un padre soddisfatto di sei bellissime principesse. Egli aveva affidato la loro educazione alla regina madre, che aveva una grande coscienza del suo rango; infatti, inculcò con rigore alle principesse le belle maniere, l'arte di ricevere e tutte quelle cose che facevano di loro delle ragazze sapienti e perfette.
    Erano tutte bellissime, ma la più giovane era di uno splendore particolare che la distingueva dalle sorelle. I suoi lunghi capelli biondi e soffici, la sua bocca rossa, il suo colore delicato e i suoi occhi chiarissimi le conferivano un fascino incomparabile.

    Tutto in lei era perfetto... Ahimè! da qualche tempo però la tristezza offuscava spesso il suo volto delicato, dandole un'aria depressa e assente.
    Aveva sempre più desiderio di ritirarsi nel giardino segreto, giardino che aveva ogni principessa, perché le piaceva sognare ad occhi aperti, lontana dagli occhi delle sorelle; ma ora ci passava lunghe ore immersa nei suoi pensieri. Qual'era la ragione di questo cambiamento d'umore, lei che prima era così amabile?
    Qualche giorno prima aveva trovato un busto in alabastro di un giovane uomo, probabilmente caduto in mare durante il naufragio di una nave.

    Era sempre stata attratta dai racconti della nonna sulla vita terrestre; come tutte le sirene il giorno del quindicesimo compleanno, sua nonna era emersa dalle profondità dell'oceano e aveva scoperto il mondo sconosciuto degli uomini.
    In seguito, aveva fatto frequenti incursioni sulle spiagge di diversi litorali e aveva conservato un ricordo indimenticabile delle sue esperienze. La passione che metteva nel raccontare le sue storie fu trasmessa alla giovane sirenetta. Avida di particolari, l'assillava di domande; voleva conoscere tutto della vita di chi, sulla terra, con due gambe, si muoveva facilmente così come lei danzava nell'acqua…
    Purtroppo, ancora alcuni anni le mancavano prima che lei compisse i suoi quindici anni...
    Un giorno la maggior...

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  2. La pastorella e lo spazzacamino

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    By principisi~ il 10 Sep. 2012
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    L'armadio che si trovava nel salotto era antichissimo e molto bello. Tutto scolpito in rilievo, con foglioline e arabeschi, aveva una cornice di rose e di tulipani.
    Nel centro invece, c'era la figura di un uomo dall'aspetto stranissimo: aveva le gambe di capra, una testa sormontata da due piccole corna e un viso aguzzo e sogghignante, con una barbetta a punta: I bambini lo avevano soprannominato " Il Gran Generale Comandante in Capo Gamba di Caprone ", titolo forse un po' lungo, ma del quale poche persone sono state insignite fino a oggi.
    Sulla mensola che sosteneva il grande specchio abitava da tanto tempo una pastorella di porcellana, graziosissima; aveva le trecce bionde arrotolate sulle orecchie, portava le scarpette verdi, una gonna ornata di un nastro azzurro e sosteneva sulle spalle una graziosa gerla.

    Vicino a lei c'era uno spazzacamino pure di porcellana. Sorreggeva con grazia la scala sotto il braccio e il suo visetto era bianco e roseo come un fiore, cosa stranissima, perché, come spazzacamino, gli sarebbe forse stata bene un po' di fuliggine. La pastorella e lo spazzacamino erano là da tanto tempo, perciò avevano incominciato a volersi bene e infine si erano fidanzati. Tutti e due erano giovani e belli, tutti e due di porcellana, tutti e due fragili e leggeri.
    Poco lontano da loro c'era un'altra statuetta, tre volte più grande: rappresentava un vecchio cinese e poteva dir di sì e di no tentennando la testa. Affermava di essere il nonno della pastorella, forse perché era di porcellana anche lui; ma la pastorella non ci credeva. Tuttavia il cinese dichiarava di avere autorità sopra di lei e quando il Gran Generale Comandante in Capo Gamba di Caprone gli domandò la mano della fanciulla, dondolò la testa affermativamente.

    - Che marito avrai! - disse con entusiasmo alla presunta nipotina. - Che marito! Credo persino che sia di mogano, e tu sarai chiamata la Signora Gran Generale Comandante in Capo Gamba di Caprone. E' anche molto ricco, perché ha tutto l'armadio pieno di argenteria, senza contare ciò che tiene nascosto nei cassetti segreti…
    - Ma io non entrerò mai in quell'armadio buio - protestò la pastorella. - Ho sentito dire che vi sono già chiuse dentro undici statuette di porcellana.
    - Ebbene, tu sarai la dodicesima - concluse il cinese. - Questa notte, quando tutti i mobili si sveglieranno e incominceranno a scricchiolare, sarà celebrato il matrimonio.
    Detto questo, fece ancora di si con la testa, poi si addormentò. La pastorella incominciò a piangere, guardando lo spazzacamino.
    - Non voglio sposare quell'uomo dai piedi di capra - singhiozzò. - Dobbiamo scappare di qui. Aiutami, ti prego.
    - Farò tutto ciò che vorrai - rispose il piccolo spazzacamino. -Fuggiamo di qui. Io guadagnerò la vita anche per te, c...

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  3. Il brutto anatroccolo!
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    By principisi~ il 31 May 2012
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    L'estate era iniziata; i campi agitavano le loro spighe dorate, mentre il fieno tagliato profumava la campagna.
    In un luogo appartato, nascosta da fitti cespugli vicini ad un laghetto, mamma anatra aveva iniziato la nuova cova.
    Siccome riceveva pochissime visite, il tempo le passava molto lentamente ed era impaziente di vedere uscire dal guscio la propria prole… finalmente, uno dopo l'altro, i gusci scricchiolarono e lasciarono uscire alcuni adorabili anatroccoli gialli.
    - Pip! Pip! Pip! Esclamarono i nuovi nati, il mondo è grande ed è bello vivere!-
    - Il mondo non finisce qui,- li ammonì mamma anatra,- si estende ben oltre il laghetto, fino al villaggio vicino, ma io non ci sono mai andata. Ci siete tutti? - Domandò.
    Mentre si avvicinava, notò che l'uovo più grande non si era ancora schiuso e se ne meravigliò.
    Si mise allora a covarlo nuovamente con aria contrariata.
    - Buongiorno! Come va? - Le domandò una vecchia anatra un po' curiosa che era venuta in quel momento a farle visita.
    - Il guscio di questo grosso uovo non vuole aprirsi, guarda invece gli altri piccoli, non trovi che siano meravigliosi?-
    - Mostrami un po' quest'uovo. - Disse la vecchia anatra per tutta risposta. - Ah! Caspita! Si direbbe un uovo di tacchina! Ho avuto anche io, tempo fa, Questa sorpresa: Quello che avevo scambiato per un anatroccolo era in realtà un tacchino e per questo non voleva mai entrare in acqua. Quest'uovo è certamente un uovo di tacchino. Abbandonalo ed insegna piuttosto a nuotare agli altri anatroccoli!-
    - Oh! Un giorno di più che vuoi che mi importi! Posso ancora covare per un po'. - Rispose l'anatra ben decisa.-
    - Tu sei la più testarda che io conosca! - Borbottò allora la vecchia anatra allontanandosi.
    Finalmente il grosso uovo si aprì e lascio uscire un grande anatroccolo brutto e tutto grigio.
    - Sarà un tacchino! - Si preoccupò l'anatra. - Bah! Lo saprò domani!-
    Il giorno seguente, infatti, l'anatra portò la sua piccola famiglia ad un vicino ruscello e saltò nell'acqua: gli anatroccoli la seguirono tutti, compreso quello brutto e grigio.
    - Mi sento già più sollevata, - sospirò l'anatra, - almeno non è un tacchino! Ora, venite piccini, vi presenterò ai vostri cugini.-
    La piccola comitiva camminò faticosamente fino al laghetto e gli anatroccoli salutarono le altre anatre.
    - Oh! Guardate, i nuovi venuti! Come se non fossimo già numerosi!… e questo anatroccolo grigio non lo vogliamo! - Disse una grossa anatra, morsicando il poverino sul collo.-
    - Non fategli male! - Gridò la mamma anatra furiosa - E' così grande e brutto che viene voglia di maltrattarlo! - Aggiunse la grossa anatra con tono beffardo.- E&#...

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  4. La piccola fiammiferaia!
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    By principisi~ il 31 May 2012
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    Era la fine dell'anno faceva molto freddo.
    Una povera bambina camminava a piedi nudi per le strade della città.
    La mamma le aveva dato un paio di pantofole, ma erano troppo grandi e la povera piccola le aveva perdute attraversando la strada.
    Un monello si era precipitato e aveva rubato una delle pantofole perdute.
    Egli voleva farne una culla per la bambola della sorella.
    La piccola portava nel suo vecchio grembiule una gran quantità di fiammiferi che doveva vendere.
    Sfortunatamente c'era in giro poca gente: infatti quasi tutti erano a casa impegnati nei preparativi della festa e la poverina non aveva guadagnato neanche un soldo.
    Tremante di freddo e spossata, la bambina si sedette nella neve: non osava tornare a casa, poiché sapeva che il padre l'avrebbe picchiata vedendola tornare con tutti i fiammiferi e senza la più piccola moneta.
    Le mani della bambina erano quasi gelate.
    Un pochino di calore avrebbe fatto loro bene! La piccola prese un fiammifero e lo sfregò contro il muro.
    Una fiammella si accese e nella dolce luce alla bambina parve di essere seduta davanti a una grande stufa!
    Le mani e i piedi cominciavano a riscaldarsi, ma la fiamma durò poco e la stufa scomparve.
    La piccola sfregò il secondo fiammifero e, attraverso il muro di una casa, vide una tavola riccamente preparata.
    In un piatto fumava un'oca arrosto.... All'improvviso, il piatto con l'oca si mise a volare sopra la tavola e la bambina stupefatta, pensò che l'attendeva un delizioso pranzetto.
    Anche questa volta, il fiammifero si spense enon restò che il muro bianco e freddo.
    La povera piccola accese un terzo fiammifero e all'istante si trovò seduta sotto un magnifico albero di Natale.
    Mille candeline brillavano e immagini variopinte danzavano attorno all'abete.
    Quando la piccola alzò le mani il fiammifero si spense.
    Tutte le candele cominciarono a salire in alto verso il cielo e la piccola fiammiferaia si accorse che non erano che stelle.
    Una di loro tracciò una scia luminosa nel cielo: era una stella cadente.
    La bambina pensò alla nonna che le parlava delle stelle.
    La nonna era tanto buona! Peccato che non fosse più al mondo.
    Quando la bambina sfregò un altro fiammifero sul muro, apparve una grande luce. In quel momento la piccola vide la nonna tanto dolce e gentile che le sorrideva.
    -Nonna, - escalmò la bambina - portami con te! Quando il fiammifero si spegnerà, so che non sarai più là. Anche tu sparirai come la stufa, l'oca arrosto e l'albero di Natale!
    E per far restare l'immagine della nonna, sfregò uno dopo l'altro i fiammiferi.
    Mai come in quel momento la nonna era stata così bella.
    La vecchina prese ...

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  5. Pollicina
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    By principisi~ il 9 Mar. 2012
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    Molto tempo fa viveva una donna che desiderava moltissimo avere un bambino. Disperando ormai di poterlo avere, si recò a trovare una vecchia strega molto conosciuta.
    - Vorrei avere un bambino; dimmi come posso fare.
    - Niente di più facile, - replicò la maga. - Ecco questo granello d'orzo: non appartiene ad una specie comune di cui si cibano gli uccelli. Piantalo in un vaso di fiori e vedrai...
    - Grazie - disse la visitatrice.
    Pagò la strega con dodici monete e poi ritornò a casa dove, piena di speranza, piantò il granello d'orzo.
    Ben presto spunto dalla terra un grande fiore simile al tulipano, ma con i petali chiusi intorno al pistillo. All'improvviso risuonò un leggero scoppio; i petali rossi e gialli si aprirono mostrando all'interno una piccolissima bambina delicata e graziosa. Alta come una pulce, graziosa come la principessa di una favola, la bambina fu chiamata Pollicina. Il suo lettino era un guscio di noce colorato; il materasso era di foglie di violette; la coperta un petalo di rosa. Di giorno la bambina giocava sulla tavola dove c'era un bicchiere colmo d'acqua. Pollicina si sedeva sul bordo di una foglia del tulipano, poi aiutandosi con due crini bianchi di cavallo usati come remi, si spingeva da una parte all' altra del recipiente. Offriva così uno spettacolo affascinante mentre cantava con voce pura e melodiosa. Con grande gioia della sua mamma adottiva, che l'adorava, alla bambina piaceva molto cantare! Ahimè! Una notte, mentre dormiva, un brutto rospo saltò nella stanza. Enorme ed appiccicoso, vide Pollicina che dormiva sotto il petalo di rosa.
    - Che graziosa bambina ho trovato, adatta a mio figlio, - disse il rospo.
    Impadronendosi del guscio di noce, scappò dalla finestra. In fondo al giardino c'era uno stagno. Il rospo abitava là con il suo brutto e sporco figlio.
    - Crac! Crac! - gracidò il figlio vedendo la fidanzata che il padre gli aveva scelto.
    - Sss! Svegliala dolcemente, - gli consigliò il vecchio rospo. - Agile com'è, ci potrebbe scappare facilmente. Mettiamola su quella grande foglia di lappola in mezzo al vicino ruscello. Sarà come su un isola e non potrà più scapparci. Nel frattempo prepareremo, in mezzo allo stagno, una grande camera che diventerà il vostro alloggio.
    E così fecero. Quando il mattino seguente la sfortunata bambina si risvegliò, scoppiò in singhiozzi non trovando via di fuga. Le onde provocate dai due rospi agitarono pericolosamente il guscio di noce e il più vecchio di loro, inchinandosi profondamente davanti a Pollicina, le disse:
    - Ecco mio figlio, il tuo futuro sposo; abiterai con lui sul fondo dello stagno. Adesso ti metteremo con il tuo ridicolo guscio di noce, indegno della sposa di un rospo, su quella bellissima foglia verde.
    Rimasta sol...

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    Last Post by principisi~ il 9 Mar. 2012
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  6. L'usignolo e l'impertatore
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    By principisi~ il 2 Feb. 2012
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    C'era una volta e una volta non c'era...l'imperatore della Cina da un po' di tempo si annoiava.
    Conosceva a menadito tutti i saloni del suo palazzo di porcellana, tutti i fiori che sbocciavano nei suoi giardini, tutti i cavalli che scalpitavano nelle sue scuderie. Un giorno, per caso, leggendo un libro straniero, scoprì che c'era qualcosa, nel suo regno, che non conosceva: un usignolo dalla voce dolcissima, nascosto nel folto di un bosco non lontano dalla reggia, il cui canto, si diceva, era la cosa più bella del mondo.

    L'imperatore andò in collera. Come! Nel suo impero viveva una simile meraviglia e nessuno gliene aveva mai parlato! Possibile? Fece subito chiamare le guardie di palazzo.
    "Cercate l'usignolo dalla voce d'oro che vive nel bosco vicino alla reggia e guai a voi se non lo trovate: finirete tutti in prigione! Avete tempo fino a stasera. Al tramonto l'usignolo dovrà essere qui e canterà per me".
    Le guardie partirono, frugarono ovunque, ma invano.
    Allora tornarono a palazzo e cominciarono a chiedere a tutti notizie del misterioso usignolo. Finalmente, il capo delle guardie ebbe la fortuna di imbattersi in una servetta che sapeva qualcosa.
    "Certo che conosco l'usignolo! Ogni sera quando ho finito il servizio nelle cucine reali, vado a casa per portare qualche avanzo alla mia mamma e, attraverso il bosco, sento sempre l'usignolo cantare!"
    " Ha una voce davvero tanto bella!" chiese il capo delle guardie.
    " Tanto bella che, quando la sento, mi viene da piangere".
    Il capo delle guardie le promise un posto di capo-cuoca se lo avesse guidato là dove l'usignolo aveva il nido. La servetta accettò. Poco dopo i due erano davanti ad un grande albero frondoso. Un trillo argentino risuonò nell'aria.
    "Ecco l'usignolo, là, su quel ramo! " esclamò la servetta, indicando il minuscolo uccellino grigio.
    Il capo delle guardie era piuttosto deluso: " E' piccino" disse l'uomo"ma canta bene"
    Poi gentilmente si rivolse all'usignolo: "Uccellino, l'imperatore vuole che tu canti per lui al palazzo reale."
    "Il mio posto è qui nel bosco, in libertà" rispose l'usignolo, " ma se l'imperatore me lo ordina, verrò a cantare con lui".
    Si appollaiò sulla spalla del capo delle guardie e si lasciò condurre al galoppo fino alla reggia.
    Poco dopo, davanti alla corte al gran completo, l'usignolo dava inizio al concerto. E cantò così bene che l'imperatore piangeva di gioia.
    "Caro uccellino" disse, quando l'usignolo ebbe finito di cantare, "devi restare sempre con me. Ti tratterò con tutti i riguardi, fa...

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    Last Post by principisi~ il 2 Feb. 2012
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  7. Il soldatino di piombo
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    By principisi~ il 1 Feb. 2012
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    Mamma, guarda come sono belli! - Esclamò il bambino saltellando dalla gioia.
    Il coperchio della scatola di legno, aperto con impazienza, fece ammirare una ventina di soldatini di piombo allineati come in una parata.
    Le uniformi rosso fiammante davano ai piccoli militari un fiero portamento: giacche scarlatte, pantaloni blu scuro, copricapi neri con piume rosse e bianche.
    Ognuno portava con fierezza il suo fucile.
    Il bambino li prese uno ad uno e li mise sul tavolo, guardandoli meravigliato.
    L'ultimo gli sembrò molto curioso: rimaneva perfetta-mente diritto, magnifico come il resto della truppa... ma aveva una gamba sola!
    Malgrado questo difetto, o forse proprio per questo, aveva uno sguardo più fiero, più audace degli altri.

    Subito, il ragazzino lo prese in simpatia e divenne il suo soldatino preferito.
    Sulla tavola si trovava anche un castello di carta... Con il tetto d'ardesia, le mura di pietra con i riflessi dorati, la scala con le ringhiere in ferro, questo castello assomigliava ad un maniero feudale.
    Era in mezzo ad un parco verdeggiante ricco di alberi e piante multicolori.
    Due cigni bianchissimi navigavano maestosamente in un lago di carta argentata.
    Ma la cosa più interessante era una graziosa ragazza che stava sulla porta d'entrata: i biondi capelli raccolti in trecce, gli occhi limpidi come l'acqua del lago, il sorriso dolce e attraente, la rendevano la più bella delle ballerine.
    Un vestito etereo, stretto in vita, la faceva sembrare ancora più delicata e fragile.
    Con le braccia alzate sopra la testa, rimaneva in perfetto equilibrio sulla punta di un piede.
    L'altra gamba, tesa in aria, era in parte nascosta dall'ampia gonna.
    Dopo essere uscito dalla scatola, il soldato, attratto dalla bellezza della ballerina, non smise di guardarla nemmeno un attimo.
    Egli credeva che avesse una sola gamba come lui e questa supposta infermità rinforzava il suo amore appena nato.
    Cercò allora di conoscerla e decise di andarle a far visita appena fosse venuta sera.
    Per far ciò, era indispensabile che il bambino si dimenticasse di allinearlo nella scatola.
    Il soldatino si lasciò scivolare dietro ad un cofanetto e li rimase sdraiato ed immobile.
    Come previsto, il bambino rimise i suoi soldati nella scatola dimenticandosi del nostro eroe!
    Venuta la sera, il silenzio invase la casa.
    Tutti i suoi abitanti dormivano tranquillamente... ad eccezione dei giocattoli.

    Nella penombra, incominciò una folle scorribanda: i palloni giocarono ai quattro cantoni, gli animali di peluche fecero alcune piroette e i soldatini di piombo sfilarono al suono del tamburo di un clown variopinto.
    In mezzo a tutta questa agitazione, rimanevano tranquille solo la ballerina di carta, che rimaneva nella sua posa acrobatica, e il ...

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    Last Post by principisi~ il 1 Feb. 2012
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  8. La principessa sul pisello
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    By principisi~ il 11 Jan. 2012
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    C'era una volta un principe che voleva sposare una principessa, ma ella doveva essere una principessa vera, una fanciulla di sangue blu.

    Perciò se ne andò in giro per il mondo cercando la giovinetta dei suoi sogni.
    Di fanciulle che affermavano di essere vere principesse egli ne trovò moltissime, ma al momento di sposarsi il principe era assalito da un dubbio: " Sarà proprio una principessa di sangue blu, oppure no? ".
    Qualcosa, infatti, nel loro modo o nel loro portamento era poco reale e non convinceva del tutto il principe.
    Egli quindi non si decideva a sceglierne alcuna e, infine, dopo tanto vagare per il mondo, se ne tornò al suo castello, deluso per non aver trovato ciò che desiderava.
    Una sera si scatenò un temporale: i lampi si incrociavano, il tuono brontolava, cadeva una pioggia torrenziale: non si era mai vista una bufera così!.
    Qualcuno bussò alla porta del castello, e il vecchio re si affrettò ad aprire.

    Era una principessa.
    Ma come l'avevano ridotta la pioggia e il temporale!
    L'acqua cadeva a rivoli dai suoi capelli e dai suoi vestiti, e le entrava nelle scarpe, uscendone dalla suola.
    Tuttavia ella si presentò affermando di essere una vera principessa.
    "E' ciò che sapremo presto " pensò la vecchia regina, e senza dire nulla a nessuno entrò in una camera e mise un pisello nel letto che era in mezzo alla stanza.
    Quindi prese venti materassi, li stese uno sopra l'altro sul pisello, e vi aggiunse ancora venti piumini.
    Era quello il letto destinato alla principessa sconosciuta.
    La principessa venne accompagnata nella camera che le era stata destinata, e si coricò.
    Ma, per quanto fosse sfinita dalla stanchezza, non riusciva assolutamente ad addormentarsi.
    Da qualunque parte si girasse, sentiva sempre qualcosa di duro che le dava fastidio.
    L'indomani mattina, il re la regina e il principe bussarono alla sua porta, le diedero il buon giorno e le chiesero come avesse passato la notte.

    - Male! Molto male! - ella rispose - Non ho potuto chiudere occhio! Dio solo sa quello che c'era nel letto! Era qualcosa che mi ha fatto venire la pelle livida. Che supplizio ho dovuto sopportare per tutta la notte! Ho provato a guardare fra le lenzuola. Ma non ho trovato nulla.
    Il re, la regina e il giovane principe si diedero uno sguardo d'intesa: dalla risposta della fanciulla essi avevano capito che si trattava di una vera principessa!
    Ella aveva infatti sentito un pisello attraverso venti materassi e venti piumini.
    Chi mai, se non una vera principessa, una principessa di sangue blu poteva avere una pelle così delicata e sensibile?
    Il principe, convinto ormai che si trattava di una giovane di sangue reale, la scelse subito come sposa.
    Il pisello fu messo nel museo, do...

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  9. La regina delle nevi
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    By principisi~ il 11 Jan. 2012
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    C'era una volta uno stregone maligno, che aveva inventato uno specchio dai poteri diabolici: i paesaggi più belli diventano luoghi spaventosi, le persone più belle diventavano brutte.
    Non solo: chi si specchiava diventava cattivo e perfido.
    Gerda e Hans, due allegri scolari, erano vicini di casa e grandi amici. I loro terrazzini confinavano e così i due ragazzi si vedevano ad ogni ora del giorno.
    Una domenica, Hans, mentre stava parlando con la piccola amica, sentì un bruscolo entrargli in un occhio.
    Cercò di liberarsene, ma non vi riuscì e rimase di pessimo umore.
    - Che hai Hans? - gli chiese Gerda. - Che ti succede?
    - Proprio nulla che ti interessi - rispose sgarbatamente il ragazzo e Gerda si meravigliò esi addolorò nel sentirlo parlare così duramente.
    Era successa una cosa orribile: Lo specchio diabolico era andato in mille frantumi che il vento aveva portato con sé.
    Proprio uno di quei frantumi era entrato nell'occhio di Hans e da qui era sceso nel suo cuore che era diventato duro e freddo come la pietra.

    Da allora il ragazzo non fu più lo stesso né a casa né a scuola: diventò cattivo, scontroso, maleducato e volgare.
    L'inverno giunse presto quell'anno e tutto il paese era ricoperto di neve.
    Un mattino, mentre si recava a scuola con la sua slitta, Hans vide affiancarsi alla sua, una slitta grande ed elegante tirata da due candidi cavalli.
    - Come mi piacerebbe farmi trascinare a scuola! - pensò.
    Come per incanto la grande slitta diminuì l'andatura e Hans riuscì ad attaccarvi la sua.
    I cavalli ripresero allora a trottare a gran velocità: era divertente correre così di carriera. Ma ad una tratto la slitta lasciò la città e corse velocissima per le vie della campagna.
    - Lasciatemi, lasciatemi! - gridò allora piangendo Hans ma non fu ascoltato.

    A sera la slitta si arrestò, ne scese una bellissima signora, tutta bianca. Egli la riconobbe: era la Regina delle Nevi.
    La signora lo baciò sulla fronte ed egli cadde addormentato con un gran gelo in cuore.
    La dama bianca lo trasportò sulla sua carrozza e partì per il suo regno.
    Quando Gerda, dopo molti giorni, si rese conto che Hans non sarebbe ritornato, decise di andare alla sua ricerca.
    Se ne partì di nascosto da casa e camminò a lungo finché giunse ad un fiume.
    Qui vide una barchetta: vi balzò sopra.
    Si lasciò trascinare dalla corrente per chilometri e chilometri, quando fu stremata dalla fame e dalla stanchezza Gerda vide sulla riva del fiume una casetta, vi si fermò chiedendo ospitalità per una notte.
    Fu accolta dalla gentile vecchietta che vi abitava.
    L'anziana signora era una maga che da anni viveva sola, la compagnia di Gerda le piaceva e per impedirle di andarsene usò su di lei un pettine fatato che faceva perdere la memoria.
    Ogni mattina appena alzata la pettinava e G...

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