~ Il mondo delle favole ~



  1. Il principe serpente

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    Fiabe arabe
    By principisi~ il 4 Oct. 2012
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    C'erano una volta un re ed un visir che erano amici da lunga data: entrambe le loro mogli aspettavano un bambino e decisero che se fossero nati un bambino e una bambina li avrebbero poi fidanzati e fatti sposare.
    Ma quando nacquero, la moglie del re ebbe un serpente, mentre la moglie del visir una bellissima bambina.
    La bambina e il serpente crebbero insieme, malgrado tutto: la bambina era contenta del suo amico, per lei non era un animale ripugnante.
    Un giorno, erano ormai grandi, i due stavano giocando insieme quando di colpo la pelle del serpente cadde e venne fuori un bellissimo giovane.
    Poco dopo il ragazzo riprese le sembianze del serpente.
    Non visto, il re aveva assistito a tutto e chiese alla giovane di fare in modo che il figlio non diventasse più un serpente.
    Quando il principe riprese la forma umano la ragazza gli bruciò la pelle di serpente. Lui allora la guardò e scomparve.
    Disperata, la ragazza non sapeva più a chi rivolgersi.
    Un giorno incontrò una vecchia maga, che le disse:
    - Il tuo amato è lontano da qui: dovrai consumare sette paia di scarpe per trovarlo!
    La ragazza allora partì attraverso strade, boschi, deserti e il giorno in cui finì di consumare il settimo paio di scarpe arrivò vicino ad un castello cupo, incastrato su una montagna.
    Fuori c'era un leone malconcio, che le chiese qualcosa da mangiare: lei gli diede l'ultimo pezzo di carne che le era rimasto.
    Poi trovò delle formiche, che le chiesero di aiutarle a ricostruire il proprio formicaio: lei fece come le era stato chiesto. Infine, sulla porta del castello c'era la porta che scricchiolava e lei usò l'ultimo olio che aveva per oliarla.
    Entrò nel castello, in cui viveva un genio malefico, che aveva imprigionato il suo principe.
    Lo trovò incatenato e lo liberò. Ma il genio si buttò al loro inseguimento.
    Urlò alla porta:- Chiuditi e non lasciarli uscire!
    Ma la porta gli rispose:- Lei mi ha unto ed ha avuto cura di me, non posso non lasciarla uscire!
    Allora disse alle formiche:- Pungeteli e fermateli!
    Ma le formiche risposero:- Non possiamo: lei ci ha aiutato!
    Per finire il genio urlò al leone: -Sbranali!
    - No, non posso, lei mi ha dato da mangiare!
    Il genio non poteva allontanarsi troppo dal castello e si disintegrò nell'aria.
    La ragazza e il principe tornarono al loro Paese dove si sposarono e vissero felici e contenti.
    Last Post by principisi~ il 4 Oct. 2012
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  2. Una donna e i suoi corteggiatori

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    Fiabe arabe
    By principisi~ il 4 Oct. 2012
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    Mi è venuto in mente, o re felice, che c'era una volta, nel tempo andato, in una certa città, una donna, figlia di ricchi mercanti, la quale aveva un marito che era un gran viaggiatore.

    Ora accadde che una volta questo marito partì per visitare paesi lontani e la sua assenza si prolungò a tal punto che la moglie fu colta da grandissima noia, e non potendo più sopportare la sua solitudine, tanto più che era molto bella e nel fiore degli anni, accettò la corte di un giovanotto figlio di mercanti. I due si amarono con tanta passione che da quel momento le giornate parvero alla donna non già lunghe ma brevissime e, poiché il giovane era instancabile nel dare quanto la donna era insaziabile nel prendere, così fra il dare e il prendere il tempo cominciò a scorrere molto lietamente e la donna smise di lagnarsi per la lunga assenza del marito viaggiatore.

    Ora avvenne che un giorno questo giovanotto litigò con un uomo e lo picchiò e quest'uomo andò dal capo della polizia a sporgere denuncia, e il giovanotto venne preso e gettato in carcere. Quando l'amante seppe che il giovanotto era stato chiuso in prigione, si disperò moltissimo e quasi perdette il senno, ma poi ci ripensò meglio; si vestì con gli abiti più belli e si recò a casa del capo della polizia. Lo salutò con un grazioso inchino e gli porse la seguente petizione scritta: «Colui che tu hai gettato in carcere è il Tal dei Tali mio fratello, il quale ha litigato con un certo Tizio; ma la cagione del litigio e il modo in cui si sono svolte le cose ti sono stati falsamente riferiti da testimoni non degni di fede. Perciò mio fratello è ora ingiustamente chiuso nelle tue carceri, e io sono rimasta sola e senza alcuno che provveda a me. Imploro quindi la tua clemenza affinché egli venga liberato.» Quando il capo della polizia ebbe letto la supplica, osservò la donna, vide che era bella, e subito fu preso dal desiderio di possederla; perciò le disse: "Entra un momento nelle mie stanze, fintanto che io abbia risolto questa faccenda. Dopo, potrai portarti via tuo fratello." " Signore mio," rispose la donna, "solo Allàh Onnipotente è il mio protettore; io sono straniera in questa casa e non posso entrare nelle tue stanze." "Parliamoci chiaro," replicò il capo della polizia, "se vuoi che tuo fratello venga liberato, non v'è altro mezzo se non questo: che tu entri nelle mie stanze lasciando che io prenda di te tutto il mio piacere." Quando udì queste parole, la donna sospirò e rispose: "Se così deve essere né v'è altro modo di fare uscire mio fratello dal carcere, sarà meglio che tu venga a casa mia, dove potrai riposare tutto il giorno senza che alcuno ci disturbi, e il mio onore sarà salvo." "E dov'è casa tua?" "Nel tal posto," rispose la donna, e gli fissò un appuntamento. Poi se ne andò lasciandolo pieno di desiderio e impaziente di soddisfarlo.

    Visto come si erano messe le cose, la...

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    Last Post by principisi~ il 4 Oct. 2012
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  3. I tre pesci

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    Fiabe arabe
    By principisi~ il 1 Oct. 2012
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    C'erano una volta tre pesci che vivevano in uno stagno: uno era intelligente, un altro lo era a metà e il terzo era stupido. La loro vita era quella di tutti i pesci di questo mondo, finché un giorno arrivò un uomo.
    L'uomo portava una rete e il pesce intelligente lo vide attraverso l'acqua. Facendo appello all'esperienza, alle storie che aveva sentito e alla propria intelligenza, il pesce decise di passare all'azione.
    "Dato che ci sono pochi posti dove nascondersi in questo stagno, farò finta di essere morto", pensò. Raccolte tutte le sue forze, balzò fuori dall'acqua e atterrò ai piedi del pescatore, che si mostrò piuttosto sorpreso. Tuttavia, visto che il pesce tratteneva il respiro, l'uomo lo credette morto e lo ributtò nello stagno. Allora il nostro pesce si lasciò scivolare in una piccola cavità sotto la riva.
    Il secondo pesce, quello semintelligente, non aveva capito bene quanto era accaduto. Raggiunse quindi il pesce intelligente per chiedergli spiegazioni. "Semplice", disse il pesce intelligente, "ho fatto finta di essere morto e così mi ha ributtato in acqua".
    Immediatamente, il pesce semintelligente balzò fuori dall'acqua e cadde ai piedi del pescatore.
    "Strano", pensò il pescatore, "tutti questi pesci che saltano fuori dappertutto!". Ma il pesce intelligente si era dimenticato di trattenere il respiro, così il pescatore si accorse che era vivo e lo mise nel suo secchio. Riprese quindi a scrutare la superficie dell'acqua, ma lo spettacolo di quei pesci che atterravano sulla riva, ai suoi piedi, lo aveva in qualche modo turbato, sicché si dimenticò di chiudere il secchio. Quando il pesce se ne accorse, riuscì faticosamente a scivolare fuori e a riguadagnare lo stagno a piccoli salti. Andò a raggiungere il primo pesce e, ansimando, si nascose accanto a lui.
    Ora, il terzo pesce, quello Stupido, non era naturalmente in grado di trarre vantaggio dagli eventi, neanche dopo aver ascoltato il racconto del primo e del secondo pesce. Allora riesaminarono ogni dettaglio con lui, sottolineando l'importanza di non respirare quando si finge di essere morti.
    "Molte grazie, adesso ho capito!"; disse il pesce stupido, e con quelle parole si lanciò fuori dall'acqua e andò ad atterrare proprio accanto al pescatore. Ora, il pescatore, che aveva già perso due pesci, lo mise subito nel secchio senza preoccuparsi di verificare se respirava o no. Poi lanciò ancora ripetutamente la sua rete nello stagno, ma i primi due pesci erano ormai al sicuro nella cavità sotto la riva. E questa volta il suo secchio era ben chiuso.
    Il pescatore finì per rinunciare. Aprì il secchio, si accorse che il pesce stupido non respirava, lo portò a casa e lo diede da mangiare al gatto.
    Last Post by principisi~ il 1 Oct. 2012
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  4. Gli zoccoli d'oro

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    Fiabe arabe
    By principisi~ il 1 Oct. 2012
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    cenerentola_araba



    In un villaggio lungo il fiume viveva un pescatore, vedovo, con la sua figlioletta di nome Salima. Il papà amava moltissimo la sua bambina e non voleva prendere moglie, anche se, una vicina di casa, anch'essa vedova con una figlia di nome Amira, glielo aveva proposto più volte. "Le matrigne non amano le figlie del marito", si ripeteva spesso. Ma fu la Salima che un giorno vedendolo rattristato gli disse "Prendila in moglie. Io e sua figlia diventeremo buone amiche e vedrai che tutto andrà bene". E così i due si sposarono, ma le cose andarono subito male per Salima. La madre le faceva fare i lavori più pesanti e più umili, le faceva mangiare gli avanzi della tavola e indossava i vestiti lisi e vecchi che la sorellastra non voleva più. Nonostante ciò, Salima appariva bellissima e riusciva a cavarsela in ogni situazione mentre Amira era magra, sgraziata e impacciata nei movimenti. Tra i compiti di Salima vi era anche quello di andare al fiume a prendere ogni sera i pesci che il padre aveva pescato. Una sera che stava portando a casa il cesto con i pesci, si sentì implorare da un pesciolino rosso "Lasciami andare, liberami e ti sarò amica per sempre". La bambina commossa lo riportò al fiume. Il pesciolino, prima di sparire nell'acqua, le disse "Quando avrai bisogno di protezione, chiamami e io ti aiuterò". Tornata a casa, raccontò di aver perso un pesciolino per strada e la matrigna arrabbiata la mandò a cercarlo nel buio. Salima piangendo si sedette sulla riva del fiume e chiamò il pesciolino che le diede una moneta d'oro dicendole "Di' a tua madre che invece del pesciolino hai trovato questa e vedrai che si calmerà". Così fu.

    Passarono gli anni, le due bambine erano diventate due ragazze, e la vita per Salima non era cambiata in meglio, appariva comunque sempre più bella, mentre Amira era sempre più sgraziata nonostante le cure premurose della madre.

    Un giorno la regina di quel paese diede una grande festa nella reggia sperando che il giovane principe, in età di sposarsi, trovasse la bella che gli rapisse il cuore. Tutte le ragazze di quel paese e le loro madri furono molto indaffarate per molti giorni per prepararsi al meglio, con i vestiti migliori e con le acconciature più . Molto henné fu consumato in quei giorni per farsi più belli i capelli e per decorarsi le mani, le braccia e i piedi. Naturalmente Salima quel giorno fu lasciata a casa, mentre Amira con la madre salì nella grande reggia. La ragazza triste andò a sedersi lungo il fiume e cominciò a piangere. I suoi singhiozzi furono uditi dal pesciolino che porgendole un fagotto la consolò "Vai anche tu alla festa, ma ricordati di tornare a casa prima della tua matrigna".

    Salima dentro il fagotto trovò un vestito di seta bellissimo e molti veli e un diadema da mettere ne...

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