~ Il mondo delle favole ~



  1. Paradiso ed inferno

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    Fiabe cinesi
    By principisi~ il 5 Oct. 2012
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    Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell'aldilà e fu destinato al paradiso.
    Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un'occhiata anche all'inferno.
    Un angelo lo accontentò.
    Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt'intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletriti da far pietà.
    "Com'è possibile?" chiese il samurai alla sua guida.
    "Con tutto quel ben di Dio davanti!"
    "Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all'estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca"
    Il coraggioso samurai rabbrividì.
    Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto ai denti.
    Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.
    Qui lo attendeva una sorpresa.

    Il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno!
    Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di piatti deliziosi.
    Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca.
    C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia.
    “Ma com’è possibile?”, chiese stupito il coraggioso samurai.
    L’angelo sorrise:
    “All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”.
    Paradiso e inferno sono nelle tue mani.
    Oggi.
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  2. Il cavallo e il fiume

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    Fiabe cinesi
    By principisi~ il 5 Oct. 2012
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    Un cavallino viveva nella stalla con la madre e non era mai uscito di casa, né si era mai allontanato dal suo fianco protettivo.
    Un giorno la madre gli disse: "E' ora che tu esca e che impari a fare piccole commissioni per me. Porta questo sacchetto di grano al mulino!"
    Con il sacco sulla groppa, contento di rendersi utile, il puledro si mise a galoppare verso il mulino.
    Ma dopo un po' incontrò sul suo cammino un fiume gonfio d'acqua che fluiva gorgogliando.
    "Che cosa devo fare? Potrò attraversare?"
    Si fermò incerto sulla riva.
    Non sapeva a chi chiedere consiglio.
    Si guardò intorno e vide un vecchio bue che brucava lì accanto.

    Il cavallino si avvicinò e gli chiese:
    "Zio, posso attraversare il fiume?"
    "Certo, l'acqua non è profonda, mi arriva appena a ginocchio, vai tranquillo".
    Il cavallino si mise a galoppare verso il fiume, ma quando stava proprio sulla riva in procinto di attraversare, uno scoiattolo gli si avvicinò saltellando e gli disse tutto agitato: "Non passare, non passare! È pericoloso, rischi di annegare!"
    "Ma il fiume è così profondo?" Chiese il cavallino confuso.
    "Certo, un amico ieri è annegato" raccontò lo scoiattolo con voce mesta.
    Il cavallino non sapeva più a chi credere e decise di tornare a casa per chiedere consiglio alla madre.
    "Sono tornato perché l'acqua è molto profonda" disse imbarazzato "non posso attraversare il fiume".
    "Sei sicuro? Io penso invece che l'acqua sia poco profonda"replicò la madre.
    "E' quello che mi ha detto il vecchio bue, ma lo scoiattolo insiste nel dire che il fiume è pericoloso e che ieri è annegato un suo amico".
    "Allora l'acqua è profonda o poco profonda? Prova a pensarci con la tua testa".
    "Veramente non ci ho pensato".
    "Figlio mio, non devi ascoltare i consigli senza riflettere con la tua testa. Puoi arrivarci da solo. Il bue è grande e grosso e pensa naturalmente che il fiume sia poco profondo, mentre lo scoiattolo è così piccolo che può annegare anche in una pozzanghera e pensa che sia molto profondo".
    Dopo aver ascoltato le parole della madre, il cavallino si mise a galoppare verso il fiume sicuro di sé.
    Quando lo scoiattolo lo vide con le zampe ormai dentro il fiume gli gridò:
    "Allora hai deciso di annegare?"
    "Voglio provare ad attraversare".
    E il cavallino scoprì che l'acqua del fiume non era né poco profonda come aveva detto il bue, né troppo profonda come aveva detto lo scoiattolo.
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  3. La figlia dei draghi

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    Fiabe cinesi
    By principisi~ il 5 Oct. 2012
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    All’indomani della separazione tra il cielo e la terra, vivevano nel firmamento nove draghi giganteschi che venivano sovente a divertirsi tra le nuvole multicolori. Quando questi nei loro giochi si avvicinavano alla terra, tutto ciò che la copriva si disegnava sotto i loro occhi: le montagne, i fiumi, gli alberi, le piante, gli animali…
    Un giorno, furono affascinati da una gemma che sulla terra brillava di tutti i suoi bagliori ora rossi, ora verdi, ora violetti. Come era magnifica! La natura aveva voluto che i draghi avessero un debole per le pietre preziose, e così si precipitarono facendo a gara su questo tesoro per appropriarsene. Ma, cosa strana, la pietra che vedevano così bene dal cielo, scomparve al loro arrivo sulla Terra, sommersa nell’immensa foresta.

    Non volendo ritornare a mani vuote, i draghi restarono per continuare le loro ricerche.
    Il tempo passava senza che se ne accorgessero, e a forza di persistere nella ricerca di questo gioiello, finirono per metamorfizzarsi nel fiume Lancang. È per questo motivo che questo fiume si chiama anche il Fiume dei Nove Draghi.
    A fianco del Fiume dei Nove Draghi si ergeva un enorme picco chiamato Picco Dorato, ai piedi del quale c’era una grotta estremamente profonda, detta Grotta della Roccia d’Oro. Essendo questo un luogo spazioso e luminoso, i draghi decisero di trasformarlo in un palazzo e di istallarvisi.
    Parecchi anni più tardi uno di loro, il Re dei Draghi bianchi, mise al mondo una bambina. Questa, molto sincera, vivace e graziosa, aveva la pelle così bianca e fresca come quella delle radici di loto e gli occhi brillanti come delle perle. All’età di sedici anni la figlia dei draghi, annoiata di vivere sempre nel palazzo sotto il fiume, usciva sovente dalle acque per giocare. Un giorno, salita in superficie, scoprì lungo le rive dei ciottoli bianchi, delle sensitive verdeggianti, dei fiori rossi e degli alberi dai frutti color arancio.

    Ella si divertiva così tanto che si dimenticò che doveva tornare indietro. Dapprima, si divertì un mondo lungo il fiume, poi, desiderosa d’andare vedere altrove, giunse, seguendo un sentiero sinuoso, in cima ad una montagna a nord del fiume. Oltre la montagna scoprì una pianura verdeggiante coperta da palme, da bambù nani e da piante di areca molto slanciate.
    Estasiata, la figlia dei draghi continuò ad avanzare. Arrivata davanti alla pianura, vide degli uomini che tiravano dei buoi per arare, delle donne trapiantare del riso con dei cesti sulla schiena, dei bambini e dei bufali bagnarsi in uno stagno. Quanto la vita sulla terra era gioiosa e animata! A quella vista, presa da una grande passione per quel tipo esistenza, non ebbe più voglia di rientrare al Palazzo dei draghi.
    Proprio in quel momento, le si avvicinò un giovanotto dai che camminava su un sentiero tra i campi conducendo un bue. Aveva all’incirca vent’anni, ed era vestito con una giacca da contadino, con dei pantaloni voltati in su. Portava una fascia sulla te...

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